Appena pochi giorni prima della triste scomparsa di Robin
Williams avevo ripreso in mano questo libretto contenente alcuni testi di James
Matthew Barrie, il creatore di Peter Pan, e il primo di questi scritti mi aveva
riportato alla mente il professor Keating de L’attimo fuggente, l’interpretazione più amata dell’attore
americano.
Si tratta del discorso che Barrie pronunciò in qualità di
rettore dell’Università scozzese di St. Andrews di fronte ai suoi studenti il 3
maggio 1922.
Questi due personaggi, quello reale e quello immaginario,
affrontano entrambi lo stesso tema, quello della crescita e della maturazione
verso l’età adulta. In apparenza, ciò che resta attaccato alla pelle del
lettore e dello spettatore è quella vibrazione primaverile e carica di energia
purissima che la giovinezza sempre manifesta intorno a sé e il cui potere di
attrazione è grande per quel mondo degli adulti di cui Barrie e il prof.
Keating facevano parte. Ma, a pensarci meglio, ciò che rende così potente il
richiamo esercitato dalle parole di questi due personaggi è il cortocircuito
che si viene a creare tra due mondi all’apparenza non comunicanti: come
dichiara Barrie, “[voi giovani] avete più in comune con i coetanei di qualsiasi
altro paese, di quanto le terre separate di Giovinezza e Vecchiaia potranno mai
condividere”. Eppure loro riescono ugualmente a creare un ponte tra
questi due mondi. E sono in grado di farlo proprio perché quel ponte esiste
dentro di loro, nel “qui ed ora” della loro anima: esso non è stato percorso
una sola volta nella direzione consueta lasciando che si allontanasse alle
proprie spalle; al contrario, Barrie e il prof. Keating continuano a
percorrerlo avanti e indietro senza sosta e così la lucida consapevolezza di
ciò che sono si sovrappone con un legame d’amore alla visione tenace dell’infanzia
e della giovinezza (addirittura Barrie al proprio alter ego, al sé bambino,
diede piena dignità, attribuendogli un nome, un’identità e un ruolo: chiamava M’Connachie
la “parte ribelle di me: quella che scrive. Siamo due metà di un tutto”).
Per questo Barrie si può
permettere di pronunciare queste frasi, che quasi fanno da incipit al suo
discorso, senza apparire né untuoso né presuntuoso: “Noi, più vecchi, siamo più interessati a voi che non il contrario.
Per voi infatti non siamo davvero importanti. Ho dimenticato da un bel po’ il
discorso del rettore dei miei tempi, perfino chi era, ma ricordo benissimo di
essermi arrampicato su una statua per mettergli i suoi colori intorno al collo
e di essere stato poi buttato giù tra gli insulti. Noi ricordiamo le cose
importanti”. E proseguiva dichiarando: “Non vi posso dare un bastone per il
viaggio, ma forse ve lo posso descrivere: come si fa a usarlo, perderlo e
ritrovarlo, quando è più necessario per appoggiarsi. Ognuno di voi – così vuole
la legge – lo intaglierà da solo: il suo nome è Coraggio”. Non ricordo
parole più belle che un vecchio possa rivolgere a un giovane e non nascondo
che, per quante volte lo rilegga, continuano ad emozionarmi.
In questo varco trans
generazionale che Barrie mantiene aperto troviamo molti elementi e desideri
nascosti che meriterebbero di essere considerati uno per uno : rivalsa sulla
Morte, apertura al caos liberatorio e creatore delle infinite possibilità
aperte di fronte alla Gioventù e della rottura degli schemi tradizionali, intimità
con il mondo della Natura… in definitiva, uno sconfinato amore per la Vita e
per la Libertà, due ideali che è difficile non condividere e che è altrettanto
difficile rispettare fino in fondo senza perdersi.
Il monito del prof. Keating – Carpe diem, che altro non è se non un travestimento felice del Memento mori (“ricorda che dovrai morire”)
– emerge anche tra le parole pronunciate da Barrie, anzi si può dire che l’urgenza
di vivere il presente apprendendo la lezione del passato sia sentita con ancora
maggiore intensità, poiché qui c’è il confronto con la generazione perduta
travolta dalla Grande guerra: “Per noi non ci sono più, ma siete voi che
avete cominciato a ricalcare le loro orme, solo ieri; i libri che usate
cominciano solo ora a perdere l’impronta delle loro mani. Voi che sentite ancora
le urla tra le trincee, li state forse già relegando nel regno delle ombre?”.
L’intento di Barrie non
è semplicemente quello di instillare il coraggio nel cuore di ogni singolo
giovane su cui cada il suo sguardo, ma anche quello di mettere la gioventù del
suo tempo, come categoria sociale, di fronte all’enorme responsabilità che si trova
di fronte e alla quale non può né deve sfuggire, poiché le fondamentali
decisioni politiche “sono più vitali per loro che per noi”. In
particolare, si dovrebbe evitare di ripetere gli stessi che hanno portato al
massacro di un’intera generazione: “I vostri antenati non hanno niente a che
vedere con la causa prima della guerra […] ma per circa cinquant’anni non
abbiamo badato ai rulli del tamburo lontano (non certo per mancanza di
preparazione militare) e quando la guerra è arrivata abbiamo detto ai giovani
che dovevano cavarci d’impiccio: abbiamo pronunciato un sacco di fandonie
invece di rivelare la versione vera e i cimiteri a cui essa conduce. Non
volevamo ingannare nessuno, molti di noi erano onorati e ignoranti come gli
stessi giovani; ma questo non ci assolve dall’esserci macchiati di colpe gravi
come la stupidità e la gelosia, i due neri difetti della natura umana che, più
ancora dell’amore per il denaro, sono alla radice di ogni male. […] Non siate
troppo sicuri che abbiamo imparato la lezione e che in questo stesso momento
non continuiamo a esitare per sentieri che conducono all’inferno”. Il
più grave crimine della democratica leadership inglese fu dunque questo: “I
giovani che andarono in guerra non seppero niente , non ebbero nessuna voce in
capitolo”.
E, d’altra parte, i vecchi al potere non hanno la capacità
di cambiare le cose: “Siamo una specie carina e gentile, ma è già evidente che
restiamo indietro, a frugare nei cespugli, a cercare giacigli per le nostre
vecchie ossa, invece di cercare di costruire un futuro migliore. Ecco cosa vuol
dire «il paese si sta adagiando»”.
Due sono quindi i compiti che Barrie prospetta alla gioventù
inglese: il primo è quello di mantenere un legame con i fratelli caduti nella
Grande guerra, non tramite sterili celebrazioni (“Dove stanno adesso, eroe è
una parola che vale poco”), ma coltivando il “desiderio di mandare un
messaggio di felicità ai fratelli caduti”. E questo si ricollega al
secondo e decisivo compito prospettato da Barrie: quello di assumersi in prima
persona la responsabilità del proprio futuro, perché “la Lega delle Nazioni è una bella cosa, ma non vi salverà, perché siamo
noi a guidarla. Temete i vostri anziani, anche se portano doni. […] Come
inizio dovreste creare la Lega della gioventù di tutte le nazioni,
pronti a dire a qualsiasi governo: «Combatteremo gli uni contro gli altri, ma
solo quando siamo davvero sicuri che ciò sia necessario»”.
Non si sarebbe trattato di un compito facile. Non lo sarebbe
stato all’interno del proprio paese, Barrie lo sapeva bene: “non credo proprio che
otterrete i vostri diritti con la gentilezza: noi siamo molto attaccati a
quello che abbiamo, e così sarete voi alla nostra età”. Inoltre, sarebbe
stato necessario riscoprire il sentimento della solidarietà, anche tra ex nemici, e di conseguenza rinunciare alla
diffidenza: “non attribuite mai a un nemico moventi più meschini dei vostri.
Niente deprime altrettanto il valore morale; rinunciate e sarete grandi”.
Sarebbe servita la migliore gioventù per tutto questo. Una
gioventù che avesse coltivato il coraggio,
perché “il coraggio è tutto. Ogni cosa si muove con esso. Cosa dice il nostro
grande Samuel Johnson: «A meno che un uomo non abbia quella virtù, egli non ha
la sicurezza di poterne preservare nessun’altra»”. Una gioventù che avesse
saputo combattere le proprie battaglie con allegria
e spensieratezza, e “la
spensieratezza non è per sempre e al suo meglio è la felice compagna dell’innocenza, fin tanto che c’è”.
Così non è stato, e la peggiore delle eventualità nel 1939
si sarebbe tramutata nella terrificante realtà per quei giovani che, nella
tarda primavera del 1922, ascoltavano le parole del sessantenne rettore della
loro università: “Forse al momento della prossima eruzione i responsabili
sarete voi e i vostri figli si troveranno intrappolati dalla lava. E questo,
forse perché quest’anno avete lasciato scivolare via le cose”.