martedì 19 agosto 2014

RECENSIONE a James Matthew Barrie, Coraggio ragazzi!, Bollati Boringhieri Ed.



Appena pochi giorni prima della triste scomparsa di Robin Williams avevo ripreso in mano questo libretto contenente alcuni testi di James Matthew Barrie, il creatore di Peter Pan, e il primo di questi scritti mi aveva riportato alla mente il professor Keating de L’attimo fuggente, l’interpretazione più amata dell’attore americano.
Si tratta del discorso che Barrie pronunciò in qualità di rettore dell’Università scozzese di St. Andrews di fronte ai suoi studenti il 3 maggio 1922.
Questi due personaggi, quello reale e quello immaginario, affrontano entrambi lo stesso tema, quello della crescita e della maturazione verso l’età adulta. In apparenza, ciò che resta attaccato alla pelle del lettore e dello spettatore è quella vibrazione primaverile e carica di energia purissima che la giovinezza sempre manifesta intorno a sé e il cui potere di attrazione è grande per quel mondo degli adulti di cui Barrie e il prof. Keating facevano parte. Ma, a pensarci meglio, ciò che rende così potente il richiamo esercitato dalle parole di questi due personaggi è il cortocircuito che si viene a creare tra due mondi all’apparenza non comunicanti: come dichiara Barrie, “[voi giovani] avete più in comune con i coetanei di qualsiasi altro paese, di quanto le terre separate di Giovinezza e Vecchiaia potranno mai condividere”. Eppure loro riescono ugualmente a creare un ponte tra questi due mondi. E sono in grado di farlo proprio perché quel ponte esiste dentro di loro, nel “qui ed ora” della loro anima: esso non è stato percorso una sola volta nella direzione consueta lasciando che si allontanasse alle proprie spalle; al contrario, Barrie e il prof. Keating continuano a percorrerlo avanti e indietro senza sosta e così la lucida consapevolezza di ciò che sono si sovrappone con un legame d’amore alla visione tenace dell’infanzia e della giovinezza (addirittura Barrie al proprio alter ego, al sé bambino, diede piena dignità, attribuendogli un nome, un’identità e un ruolo: chiamava M’Connachie la “parte ribelle di me: quella che scrive. Siamo due metà di un tutto”).
 Per questo Barrie si può permettere di pronunciare queste frasi, che quasi fanno da incipit al suo discorso, senza apparire né untuoso né presuntuoso: “Noi, più vecchi, siamo più interessati a voi che non il contrario. Per voi infatti non siamo davvero importanti. Ho dimenticato da un bel po’ il discorso del rettore dei miei tempi, perfino chi era, ma ricordo benissimo di essermi arrampicato su una statua per mettergli i suoi colori intorno al collo e di essere stato poi buttato giù tra gli insulti. Noi ricordiamo le cose importanti”. E proseguiva dichiarando: “Non vi posso dare un bastone per il viaggio, ma forse ve lo posso descrivere: come si fa a usarlo, perderlo e ritrovarlo, quando è più necessario per appoggiarsi. Ognuno di voi – così vuole la legge – lo intaglierà da solo: il suo nome è Coraggio”. Non ricordo parole più belle che un vecchio possa rivolgere a un giovane e non nascondo che, per quante volte lo rilegga, continuano ad emozionarmi.  
 In questo varco trans generazionale che Barrie mantiene aperto troviamo molti elementi e desideri nascosti che meriterebbero di essere considerati uno per uno : rivalsa sulla Morte, apertura al caos liberatorio e creatore delle infinite possibilità aperte di fronte alla Gioventù e della rottura degli schemi tradizionali, intimità con il mondo della Natura… in definitiva, uno sconfinato amore per la Vita e per la Libertà, due ideali che è difficile non condividere e che è altrettanto difficile rispettare fino in fondo senza perdersi.
Il monito del prof. Keating – Carpe diem, che altro non è se non un travestimento felice del Memento mori (“ricorda che dovrai morire”) – emerge anche tra le parole pronunciate da Barrie, anzi si può dire che l’urgenza di vivere il presente apprendendo la lezione del passato sia sentita con ancora maggiore intensità, poiché qui c’è il confronto con la generazione perduta travolta dalla Grande guerra: “Per noi non ci sono più, ma siete voi che avete cominciato a ricalcare le loro orme, solo ieri; i libri che usate cominciano solo ora a perdere l’impronta delle loro mani. Voi che sentite ancora le urla tra le trincee, li state forse già relegando nel regno delle ombre?”.
 L’intento di Barrie non è semplicemente quello di instillare il coraggio nel cuore di ogni singolo giovane su cui cada il suo sguardo, ma anche quello di mettere la gioventù del suo tempo, come categoria sociale, di fronte all’enorme responsabilità che si trova di fronte e alla quale non può né deve sfuggire, poiché le fondamentali decisioni politiche “sono più vitali per loro che per noi”. In particolare, si dovrebbe evitare di ripetere gli stessi che hanno portato al massacro di un’intera generazione: “I vostri antenati non hanno niente a che vedere con la causa prima della guerra […] ma per circa cinquant’anni non abbiamo badato ai rulli del tamburo lontano (non certo per mancanza di preparazione militare) e quando la guerra è arrivata abbiamo detto ai giovani che dovevano cavarci d’impiccio: abbiamo pronunciato un sacco di fandonie invece di rivelare la versione vera e i cimiteri a cui essa conduce. Non volevamo ingannare nessuno, molti di noi erano onorati e ignoranti come gli stessi giovani; ma questo non ci assolve dall’esserci macchiati di colpe gravi come la stupidità e la gelosia, i due neri difetti della natura umana che, più ancora dell’amore per il denaro, sono alla radice di ogni male. […] Non siate troppo sicuri che abbiamo imparato la lezione e che in questo stesso momento non continuiamo a esitare per sentieri che conducono all’inferno”. Il più grave crimine della democratica leadership inglese fu dunque questo: “I giovani che andarono in guerra non seppero niente , non ebbero nessuna voce in capitolo”.
E, d’altra parte, i vecchi al potere non hanno la capacità di cambiare le cose: “Siamo una specie carina e gentile, ma è già evidente che restiamo indietro, a frugare nei cespugli, a cercare giacigli per le nostre vecchie ossa, invece di cercare di costruire un futuro migliore. Ecco cosa vuol dire «il paese si sta adagiando»”.
Due sono quindi i compiti che Barrie prospetta alla gioventù inglese: il primo è quello di mantenere un legame con i fratelli caduti nella Grande guerra, non tramite sterili celebrazioni (“Dove stanno adesso, eroe è una parola che vale poco”), ma coltivando il “desiderio di mandare un messaggio di felicità ai fratelli caduti”. E questo si ricollega al secondo e decisivo compito prospettato da Barrie: quello di assumersi in prima persona la responsabilità del proprio futuro, perché “la Lega delle Nazioni è una bella cosa, ma non vi salverà, perché siamo noi a guidarla. Temete i vostri anziani, anche se portano doni. […] Come inizio dovreste creare la Lega della gioventù di tutte le nazioni, pronti a dire a qualsiasi governo: «Combatteremo gli uni contro gli altri, ma solo quando siamo davvero sicuri che ciò sia necessario»”.
Non si sarebbe trattato di un compito facile. Non lo sarebbe stato all’interno del proprio paese,  Barrie lo sapeva bene: “non credo proprio che otterrete i vostri diritti con la gentilezza: noi siamo molto attaccati a quello che abbiamo, e così sarete voi alla nostra età”. Inoltre, sarebbe stato necessario riscoprire il sentimento della solidarietà, anche tra ex nemici, e di conseguenza rinunciare alla diffidenza: “non attribuite mai a un nemico moventi più meschini dei vostri. Niente deprime altrettanto il valore morale; rinunciate e sarete grandi”.
Sarebbe servita la migliore gioventù per tutto questo. Una gioventù che avesse coltivato il coraggio, perché “il coraggio è tutto. Ogni cosa si muove con esso. Cosa dice il nostro grande Samuel Johnson: «A meno che un uomo non abbia quella virtù, egli non ha la sicurezza di poterne preservare nessun’altra»”. Una gioventù che avesse saputo combattere le proprie battaglie con allegria e spensieratezza, e “la spensieratezza non è per sempre e al suo meglio è la felice compagna dell’innocenza, fin tanto che c’è”.
Così non è stato, e la peggiore delle eventualità nel 1939 si sarebbe tramutata nella terrificante realtà per quei giovani che, nella tarda primavera del 1922, ascoltavano le parole del sessantenne rettore della loro università: “Forse al momento della prossima eruzione i responsabili sarete voi e i vostri figli si troveranno intrappolati dalla lava. E questo, forse perché quest’anno avete lasciato scivolare via le cose”.

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